Chitarra Antonio Guadagnini,Torino 1860 ca
Quella dei Guadagnini è una famiglia che affonda le sue radici nella storia della liuteria italiana.
Il capostipite è Lorenzo (1695-1749) che si dice sia stato allievo di Antonio Stradivari, anche se non risultano documenti certi. Figlio di Lorenzo, e forse il più famoso in assoluto della famiglia, è Giovanni Battista (1711-1786), soprannominato “il Cremonensis”. La sua attività si orientò quasi esclusivamente nella costruzione di strumenti ad arco, che ancora oggi risultano tra i più ricercati ma costruì anche alcune chitarre.
Invece l’interesse specifico per la costruzione delle chitarre si deve ai due figli di Giovanni Battista, i quali trasferirono l’attività a Torino: il primo Gaetano (1°) (1750-1817) che fu allievo del padre e del quale si conoscono numerose chitarre; ma principalmente Carlo (1768-1816) che portò la costruzione della chitarra ai più alti livelli.
La tradizione della famiglia continua con il figlio di Carlo, Gaetano (2°) che sistemò la bottega in piazza S. Carlo dove continuò a costruire anche suo figlio Antonio (1831-1881) che produsse una grande quantità di chitarre.
La storia liutaria della famiglia continua anche in anni più vicini ai nostri con Francesco (1863-1948) figlio di Antonio di cui si conoscono chitarre ma anche violini.
Ovviamente nel corso dei decenni i progetti costruttivi delle chitarre sono variati, tanto che si incontrano chitarre Guadagnini abbastanza diverse tra loro, ma si può ritenere che le caratteristiche peculiari comuni a tutti questi strumenti siano costituite essenzialmente dalla struttura solida e massiccia, con fasce basse ed un otto molto pronunciato.
Nello strumento in mostra, una chitarra costruita da Antonio Guadagnini a Torino intorno alla metà del secolo sono inoltre evidenti le somiglianze con gli strumenti francesi del periodo: la semplicità delle linee ed il caratteristico il ponticello con i baffetti. Questa caratteristica non deve stupire se si considera la penetrazione culturale francese in Piemonte nel corso dell’Ottocento.